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I migliori film italiani: gli anni 10-20 del XX Secolo, il cinema muto

cinema muto italiano

Il Sorpasso – Cinema Italiano Italian Cinema vi racconta 100 anni del nostro cinema: da Cabiria a La grande bellezza, i migliori film dal 1914 al 2013

In questo viaggio diviso in diverse tappe – e che vi porterà sino ai nostri giorni – iniziamo dal primo grande film italiano della storia, Cabiria di Giovanni Pastrone e scopriamo altri film memorabili degli albori del cinema, gli anni ’10 e ’20 del secolo scorso ovvero gli anni del cinema muto.

Da qui parti dall’ultimo decennio!

Cabiria (1914)

Ecco una sintesi della produzione più rilevante:

  1. Cabiria – Pastrone 1914
  2. Cajus Julius Caesar – Guazzoni 1914
  3. Sperduti nel buio – Martoglio 1914
  4. Rapsodia satanica – Oxilia 1915
  5. Maciste – Borgnetto/Denizot 1915
  6. Assunta Spina – Bertini/Serena 1915
  7. La signora delle camelie – Negroni 1915
  8. Maciste alpino – Pastrone 1916
  9. Thais – A. G. Bragaglia 1917 
  10. Malombra – Gallone 1917
  11. Il padrone delle ferriere – Perego 1919
  12. Il ponte dei sospiri – Gaido 1921
  13. O’ piccirella – Notari 1922
  14. Quo Vadis? – D’Annunzio/Jacoby 1924
  15. Messalina – Guazzoni 1924
  16. Maciste all’inferno – Brignone 1926
  17. Gli ultimi giorni di Pompei – Gallone 1926
  18. Kif Tebby – Camerini 1928
  19. Sole – Blasetti 1929
  20. Rotaie – Camerini 1929
  21. La grazia – De Benedetti 1929

Cabiria è allo stesso tempo il più grande kolossal e il più famoso film italiano del cinema muto. Qui sopra potete osservare il primo carrello della storia del cinema, brevettato due anni prima nel film L’inferno. Alla fotografia collaborarono tra gli altri Segundo de Chomon, pioniere e innovatore del cinema spagnolo e internazionale, ed Eugenio Bava, classe 1886, padre del regista Mario Bava. Al film collaborò anche il poeta Gabriele D’Annunzio componendo le didascalie e dando il nome ai personaggi  e al film (Cabiria significa nata dal fuoco). Durante la seconda guerra punica Cabiria è la vittima sacrificale da immolare al dio Moloch. Fritz Lang citò il film inserendo un Moloch che divora le persone nel suo capolavoro Metropolis (1927). La copia della statua del dio Moloch è conservata presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino, città in cui fu girato il film. Il padre del cinema americano David W. Griffith omaggiò Cabiria e il cinema storico italiano nell’episodio babilonese del suo kolossal Intolerance (1916)Anche le opere di Cecil B. DeMille devono molto al capostipite del peplum di Pastrone.

Tra i registi che muovono i primi passi all’epoca del muto ci sono Blasetti, Camerini, Guazzoni, Gallone, Brignone. Elvira Notari è invece la prima regista donna, che gira un capostipite del melodramma napoletano: O’ piccirella.  Tra gli attori spiccano le dive Lyda Borelli (Genova, 26 marzo 1884 – Roma, 2 giugno 1959) e Francesca Bertini (Firenze, 5 gennaio 1892 – Roma, 13 ottobre 1985) che interpretò quasi 100 film, fino a Novecento di Bertolucci.

Francesca Bertini in Assunta Spina co-diretto con Gustavo Serena nel 1915

 

Lyda Borelli nel famoso Rapsodia satanica (1915)

 

O’ piccirella di Elvira Notari (1922)

Celebri all’epoca i film di genere storico e peplum (Quo Vadis? – la cui regia non è dell’omonimo poeta – e  Gli ultimi giorni di Pompei) tra i quali molto successo ebbe la serie di film su Maciste. Il personaggio comparve per la prima volta in Cabiria, un imbattibile gigante buono coi deboli e spietato coi cattivi nato dall’idea di Giovanni Pastrone e di Gabriele D’Annunzio e in seguito eroe di moltissime pellicole. Il 31 marzo 1926 uscì Maciste all’inferno di Guido Brignone che rimane uno dei più memorabili ed ebbe un forte impatto anche sul piccolo Federico Fellini.

Maciste all’Inferno (1926) di Guido Brignone

 

Quo vadis? (1924) di Gabriellino D’Annunzio e Georg Jacoby

 

Gli ultimi giorni di Pompei  (1926) di Carmine Gallone segnò il punto di arrivo e di morte del peplum muto italiano

Anton Giulio Bragaglia gira nel 1919 il visionario Thais (la cui copia incompleta ritrovata in Francia dura solo 35 minuti) nel quale vuole trasporre le idee del movimento futurista. I più noti film del ventennio sono senz’altro Sole di Alessandro Blasetti e Rotaie di Mario Camerini, che segnarono la “rinascita del cinema italiano” dopo la crisi produttiva degli anni precedenti.

Thais di A. G. Bragaglia (1917)

 

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Sole (1929) fu il primo film di Alessandro Blasetti

 

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Rotaie (1929) di Mario Camerini fu girato muto e in seguito sonorizzato

Continua a leggere qui: i migliori film italiani degli anni ’30

oppure passa agli anni del Neorealismo

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Una curiosità:  il primo film italiano ad essere proiettato in pubblico fu La presa di Roma (1905) di Filoteo Alberini. Qui sotto invece un ricordo di Rodolfo Valentino, stella del cinema muto Hollywoodiano.

RODOLFO VALENTINO (o Rudolph Valentino) è il nome d’arte di Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi, nato a Castellaneta in provincia di Taranto il 6 maggio 1895 e scomparso a New York il 23 agosto 1926 a soli 31 anni. Con lui nasce il “divismo”: è stato un attore e ballerino italiano naturalizzato statunitense. Fu uno dei più grandi divi del cinema muto, noto anche per esser stato il sex symbol della sua epoca, tanto che gli fu dato l’appellativo di “Latin Lover”. Nessun interprete maschile prima di lui era diventato così famoso a livello mondiale grazie alla settima arte. La sua stella era però destinata a non durare a lungo: ricoverato per un malore dovuto ad un’ulcera gastrica, di cui soffriva da tempo e ad un’infiammazione dell’appendice, colpito da un attacco di peritonite e sottoposto ad intervento chirurgico, alle 12:10 del 23 agosto Rodolfo Valentino morì. Ai tempi girò la voce che fu avvelenato dal fosforo versato nella sua coppa di champagne da un rivale o una donna gelosa. Il suo ultimo film, “Il figlio dello sceicco”, uscì postumo.

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