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30 film che compiono 30 anni nel 2021

30 film che sono usciti nel 1991 compiono 30 anni quest’anno e sono film che vale la pena rivedere o recuperare. Il Sorpasso Cinema segnala le sue preferenze e aggiunge anche una decina di film italiani oltre a quelli già in lista (Mediterraneo, La casa del sorriso, Johnny Stecchino). Di ogni film trascriviamo il punto di vista sintetico e sempre centratissimo del grande critico cinematografico (e non solo!) Morando Morandini (nato nel 1924 e scomparso il 17 ottobre 2015 a Milano, sua città natale) autore di uno dei due Dizionari di Cinema più famosi d’Italia. Curiosi? Buona lettura, buoni ricordi e buone visioni!

Erano gli anni della Guerra del Golfo, della banda della Uno Bianca, di Maradona positivo all’antidoping e della morte di Freddy Mercury. L’Oscar alla carriera va a Sophia Loren e Balla coi lupi trionfa con 7 premi. Cocciante vince il festival di Sanremo (Se stiamo insieme) e in TV va in onda l’ultimo episodio di Dallas. Esce Achtung Baby degli U2, in radio suonano anche Gipsy woman e Attenti al lupo.

1 Gli amanti del Pont-Neuf


(Les amants du Pont-Neuf)
Fr. 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 125′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 2
REGIA: Leos Carax
ATTORI: Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus Michael Grüber, Crichan-Larson

Storia di una passione sul Pont-Neuf, il più antico di Parigi, tra un insonne clochard sputafuoco e una monocola studentessa di Belle Arti. Il talento visionario di Carax è fuori discussione: lo si vede anche nel montaggio giocato sull’opposizione acqua/fuoco, sogno/oblio, movimento/immobilità. Un surrealismo forsennato s’alterna con l’esibizionismo gratuito. Ne nasce un’isteria narrativa e una sovraeccitazione espressiva che frenano l’adesione. 3 anni di riprese, set ricostruito, cinema d’autore al suo parossismo (anche finanziario) più folle. Ma la visita notturna al Louvre resterà.

2 Barton Fink – È successo a Hollywood

(Barton Fink)
USA, 1991
GENERE: Grott. DURATA: 116′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 3
REGIA: Joel e Ethan Coen
ATTORI: John Turturro, John Goodman, Judy Davis, John Mahoney, Michael Lerner, Jon Polito, Steve Buscemi

Nel 1941 un giovane commediografo ebreo di New York, chiamato a Hollywood per scrivere la sceneggiatura di un film per Wallace Beery, è alloggiato nella camera 641 di un albergo fatiscente. Per lui è l’anticamera dell’inferno. 4° film dei fratelli Coen: comincia come commedia satirica, passa al grottesco, finisce in una sanguinosa tragicommedia dell’assurdo. Film di umori (che cola, stilla, trasuda, esala) e di rumori, liquido e melmoso, insinua nello spettatore, pur divertendolo con un umorismo da carta vetrata, un vago senso di nausea, simile al mal di mare. Palma d’oro a Cannes con premi alla regia e a Turturro. Troppa grazia.

3 La bella e la bestia


(Beauty and the Beast)
USA, 1991
GENERE: Anim. DURATA: 85′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 4
REGIA: Gary Trousdale, Kirk Wise

Versione Disney della favola di Madame Leprince de Beaumont in stile commedia di Broadway dove le geometriche coreografie di Busby Berkeley hanno certamente ispirato Linda Woolverton, responsabile dell’animazione. Realizzato con molta computer-graphic è, come sempre, meno riuscito nei personaggi umani che in quelli antropomorfizzati: in questo caso l’orologio Tookins, il candeliere Lumière, mamma teiera e il suo piccolo, la tazzina Chicco. Nomination come miglior film e 2 Oscar per colonna sonora e canzone (di Howard Ashman e Alan Menken).

4 La bella scontrosa


(La belle noiseuse)
Fr.-Svizz., 1991
GENERE: Comm. DURATA: 240′ (125′)
CRITICA: 4 PUBBLICO: 2
REGIA: Jacques Rivette
ATTORI: Emmanuelle Béart, Michel Piccoli, Jane Birkin, David Bursztein, Gilles Arbona

Ispirato alla novella Le chef-d’oeuvre inconnu (1832) di H. de Balzac. Quando gli arriva in casa Marianne, Frenhofer, pittore in crisi, la prende a modella per un quadro che sia sintesi e traguardo finale di una vita intera. Sebbene 4 ore siano tante per raccontare, nel giro di 4 o 5 personaggi, la storia di un quadro, l’edizione lunga è – dopo Le mystère Picasso (1955) di Clouzot e prima di El sol del membrillo (1993) di V. Erice – il più appassionante film sulla pittura e sulla creazione artistica mai visto. Ridotto a 2 ore dallo stesso Rivette, guadagna in concentrazione drammaturgica, leggerezza (forse in mistero) quel che perde in intensità di irradiazione e rarità (forse in sadismo). La sua felice riuscita nasce dall’equilibrio tra l’analisi psicologica, il rapporto ambiguo tra un artista e la sua modella (trasparente metafora della relazione di un regista con i suoi attori) e la fitta trama di confronti/conflitti tra i personaggi. Bravissimi la Birkin e Piccoli, memorabile per fulgore la Béart nel recitare nuda per più di metà del film. Gran Premio della giuria a Cannes. L’edizione ridotta s’intitola anche Divertimento.

5 Belli e dannati


(My Own Private Idaho)
USA 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 102′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 2
REGIA: Gus Van Sant
ATTORI: River Phoenix, Keanu Reeves, William Richert, James Russo, Rodney Harvey, Chiara Caselli, Udo Kier

Storia di due ragazzi di vita che si prostituiscono: Mike, narcolettico e drogato, è alla ricerca della madre; Scott ha scelto i bassifondi in rivolta al padre ricco e potente, ma torna sulla retta via grazie all’amore di una ragazza italiana. Il personaggio è modellato sul principe Hal di Enrico IV di Shakespeare e corredato di un moderno Falstaff. Aduggiato da una greve retorica omosessuale di taglio freudian-americano, riscattato da un raffinato senso figurativo e da belle invenzioni registiche.

6 Boyz ‘n the Hood


(Boyz ‘n the Hood)
USA, 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 107′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 3
REGIA: John Singleton
ATTORI: Laurence Fishburne, Cuba Gooding Jr., Ice Cube, Morris Chestnut, Nia Long, Angela Bassett, Tyra Ferrell

South Central (L.A.), 1984. Dura la vita per i giovani afroamericani in uno dei più famigerati ghetti degli USA alle prese con povertà, droga, violenza armata per le strade, durezza poliziesca. S’intrecciano le storie di tre adolescenti. Uno solo (Gooding Jr.) riesce a non soccombere, grazie a un padre (Fishburne) che gli insegna l’autodisciplina, la presa di responsabilità, l’orgoglio nero. Clamoroso esordio del 23enne J. Singleton che ebbe 2 candidature all’Oscar (sceneggiatura, regia) e un buon successo di pubblico. Racconto di formazione in chiave didattica di melodramma sociopolitico con qualche sospetto di maschilismo separatista. Un cast di interpreti affiatati, ma Singleton non sa soltanto scegliere gli attori.

7 Cape Fear – Il promontorio della paura


(Cape Fear)
USA, 1991
GENERE: Thrill. DURATA: 128′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 3
REGIA: Martin Scorsese
ATTORI: Robert De Niro, Nick Nolte, Jessica Lange, Juliette Lewis, Robert Mitchum, Gregory Peck, Martin Balsam

Dal romanzo The Executioners (1958) di John D. MacDonald. Dopo 14 anni di carcere uno stupratore terrorizza a fuoco lento la famiglia del suo avvocato difensore. 1° film di genere e 1° remake di Scorsese, da Il promontorio della paura (1962). Il suo fascino perverso nasce dal fatto che, nonostante tutto, si è portati a provare simpatia per il criminale più che per la vittima, moralmente spregevole quanto lui, almeno fin quando verso il finale la violenza, prima latente, esplode con isterica e magniloquente frenesia. Sapiente costruzione drammatica nell’alternarsi di tempi forti e deboli, ottima squadra di attori, notevoli contributi di F. Francis (fotografia), E. Bernstein (che ha arrangiato la partitura originale di B. Herrmann), Saul e Elaine Bass (titoli di testa). Brevi apparizioni di Robert Mitchum, Gregory Peck, Martin Balsam, interpreti del film precedente.

8 La casa del sorriso


It., 1991
GENERE: Comm. DURATA: 95′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 4
REGIA: Marco Ferreri
ATTORI: Ingrid Thulin, Dado Ruspoli, Enzo Cannavale, Francesca Antonelli, Maria Mercader, Nuccia Fumo, Nunzia Fumo, Lucia Vasini

Passione amorosa tra due ospiti di una casa di riposo per anziani (un’ex segretaria d’albergo e un ex professore di musica coniugato). Un po’ per divertirsi, un po’ per spegnere i suoi ardori, gli inservienti le sottraggono la dentiera con conseguenze tragicomiche. Il miglior film di M. Ferreri dopo il 1980, divertente e commovente, lucido e provocatorio, dominato dal senso della vita come gioco in cui mostra come, nonostante tutto, la vecchiaia possa essere un’età libera: dai condizionamenti, dalle gerarchie, dalle convenzioni. Orso d’oro al Festival di Berlino.

9 The Commitments


(The Commitments)
GB, 1991
GENERE: Mus. DURATA: 118′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 3
REGIA: Alan Parker
ATTORI: Robert Arkins, Michael Aherne, Angeline Ball, Maria Doyle, Dave Finnegan, Bronagh Gallagher, Andrew Strong

Dal romanzo (1988) di Roddy Doyle. Negli anni ’80 un giovane proletario irlandese mette assieme un gruppo di musicisti soul (“The Commitments”, ossia le promesse) che nella Dublino degli U2 e di Sinead O’Connor cercano di uscire dal ghetto. Come la sofferenza nella vita può diventare gioia nella musica. Un bel film. Giusto nella scelta e nella direzione degli attori, nel suggerire le spinte e i bisogni di libertà, democrazia e progresso di una generazione, nel ritmo del montaggio modellato sulle canzoni. Anche gli altri 2 romanzi della trilogia di R. Doyle sono stati adattati, entrambi con la regia di Stephen Frears: The Snapper (1993) e Due sulla strada (1996).

10 The Doors


(The Doors)
USA, 1991
GENERE: Biogr. DURATA: 135′
CRITICA: 2,5 PUBBLICO: 3
REGIA: Oliver Stone
ATTORI: Val Kilmer, Meg Ryan, Kyle MacLachlan, Kathleen Quinlan, Kevin Dillon, Billy Idol, Michael Madsen, Mimi Rogers, Crispin Glover

Biografia di Jim Morrison, più che del complesso musicale di cui era il leader: un poeta con l’anima del pagliaccio, che corteggiava la morte, che raccontava come lo spirito di uno sciamano gli fosse entrato dentro quand’era ancora bambino, che morì fulminato da una crisi cardiaca (overdose di eroina?) a Parigi nel ’71. “Jim Morrison è una figura leggendaria della contestazione del sistema e ha significato molto per la mia generazione” dice Stone, classe 1946, che all’acme del successo dei Doors era in Vietnam e là ascoltava la loro musica. Vent’anni dopo ha fatto un film da 30 milioni di dollari, lirico, con magniloquenti ambizioni tragiche, impregnato della musica dei Doors (25 canzoni). Tocca molti temi, ma i sentimenti dominanti sono la morte e la pulsione di distruzione.

11 La doppia vita di Veronica


(La double vie de Véronique)
Fr. 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 98′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 3
REGIA: Krzysztof Kieslowski
ATTORI: Irène Jacob, Philippe Volter, Aleksander Bandini, Louis Ducreux, Sandrine Dumas

La polacca Weronika e la francese Véronique sono fisicamente identiche e non si conoscono, ma ciascuna delle due intuisce confusamente l’esistenza dell’altra. Tra le cose che hanno in comune (mancine, musicalmente dotate, orfane di madre) c’è una malformazione cardiaca. La prima ne muore. Film enigmatico in bilico tra realtà e mistero, da sentire più che da capire razionalmente, tentati dalla smania dell’interpretazione. Non a caso la musica (di Zbigniew Preisner) vi ha una funzione trainante. Scritto dal regista con Krzysztof Piesiewicz, suo sceneggiatore per Dekalog. La continuità tra le due opere è evidente, e non soltanto a livello stilistico. Premio a Cannes per la Jacob, radiosa svizzera di lingua francese.

12 Edoardo II


(Edward II)
GB, 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 90′
CRITICA: 4 PUBBLICO: 2
REGIA: Derek Jarman
ATTORI: Steven Waddington, Tilda Swinton, Andrew Tiernan, Nigel Terry, Jerome Flynn, Dudley Sutton, Annie Lennox

Dal dramma (1592?) di Christopher Marlowe. Salito al trono, il giovane Edoardo dà scandalo portando a corte l’amante Gaveston e suscitando l’ostilità della moglie, dei nobili e degli ecclesiastici. Tragica fine per entrambi. Stilizzata in abiti moderni e in un vuoto scenografico di controluci e spazi chiusi, la libera trasposizione si concentra con una forza di sinistra bellezza sull’impari lotta tra istituzioni del potere e libertà individuale, raffigurata attraverso “l’amor imprigionato” e proibito perché omosessuale. Ottimo cast dove spicca la regina della Swinton, premiata alla Mostra di Venezia. Annie Lennox canta “Every Time Say Goodbye” di Cole Porter.

13 JFK – Un caso ancora aperto


(JFK)
USA, 1991
GENERE: Stor. DURATA: 188′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 4
REGIA: Oliver Stone
ATTORI: Kevin Costner, Gary Oldman, Sissy Spacek, Kevin Bacon, Tommy Lee Jones, Michael Rooker, Joe Pesci, Donald Sutherland, John Candy, Jack Lemmon, Walter Matthau, Vincent D’Onofrio, Tomas Milian

Con 124 attori. Secondo una indagine alla fine degli anni ’80 il 73% degli americani erano convinti che all’origine dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, sparato il 22 novembre 1963 nella Dealy Plaza di Dallas, c’era un complotto e che la conclusione cui nel 1964 arrivò la Commissione Warren (Lee Harvey Oswald esecutore unico) è insostenibile. È la tesi che sostiene Stone, basandosi sul libro Il complotto che uccise Kennedy, arrivando a implicare le responsabilità, almeno indirette, del governo e della CIA. Kennedy fu eliminato perché voleva sganciare gli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam con gravi danni alle industrie nazionali che dall’economia di guerra traevano immensi benefici. Non è semplicemente un film a tesi con toni giornalistici e oratori, è anche una crociata, nella speranza di far riaprire il caso. “Si può sparare a un film. Ma se è potente come JFK, non si può ucciderlo” (R. Corliss, critico del Time). 8 nomination ai premi Oscar e 2 statuette: fotografia (R. Richardson), montaggio (J. Hutshing, P. Scalia).

14 Johnny Stecchino


It., 1991
GENERE: Comico DURATA: 115′
CRITICA: 2,5 PUBBLICO: 5
REGIA: Roberto Benigni
ATTORI: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Paolo Bonacelli, Franco Volpi, Ivano Marescotti, Alessandro De Santis

Dante, autista di uno scuolabus per bambini down, non sa di essere sosia di Johnny Stecchino, mafioso siculo pentito barricato in casa per paura di essere ucciso. Dante conosce Maria, la donna di Stecchino, s’innamora e, convinto di essere ricambiato, la segue in Sicilia dove rischia di essere eliminato. I difetti di questo 4° film di Benigni regista sono tanti, ma è una commedia degli equivoci – scritta dallo stesso Benigni con Cerami soprattutto per far ridere – di una buffoneria irresistibile e una storia d’amore tenera e candida che non cade mai nel sentimentalismo.

15 Jungle Fever


(Jungle Fever)
USA, 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 132′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 3
REGIA: Spike Lee
ATTORI: Wesley Snipes, Annabella Sciorra, Ossie Davis, Spike Lee, Ruby Dee, John Turturro, Samuel L. Jackson, Anthony Quinn, Tim Robbins, Halle Berry

Architetto nero di New York, con moglie e figlia, ha una relazione con la segretaria italoamericana, che ha il babbo e due fratelli a carico. Male accolta nei rispettivi ambienti, la loro storia li fa espellere dalle famiglie. Passata la febbre, vi rientrano. L’intrigo, semplice, del 5° film dell’afroamericano Lee serve per affrontare 2 temi principali: i rapporti interrazziali e quello della droga (da lui condannata con lucido furore). Concretezza, lucidità, energia e irridente umorismo sono le qualità del film, al servizio dell’efficacia del disegno dei personaggi. Superba compagnia di interpreti, colonna musicale curata da Stevie Wonder con le voci di Frank Sinatra e Mahalia Jackson. Premio a Cannes per S.L. Jackson.

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16 Lanterne rosse


(Dahong Denglong gaogao gua)
HK-Cina-Taiw. 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 126′
CRITICA: 4 PUBBLICO: 2
REGIA: Zhang Yimou
ATTORI: Gong Li, Ma Jingwu, He Caifei, Jin Shuyuan, Qao Quifen

Tratto dal romanzo Mogli e concubine di Su Tong, ambientato nella Cina del Nord dei primi anni ’20, è la storia di una studentessa povera che interrompe gli studi per diventare la quarta moglie, dunque concubina, di un ricco signorotto. Situata in un bellissimo edificio di articolata struttura architettonica, è una dolente sinfonia in rosso minore sulla condizione femminile, il rapporto dei sessi, le logiche del potere dove lo splendore formale si coniuga col rigore morale e l’asciuttezza narrativa. Leone d’argento a Venezia, non distribuito nella Cina Popolare.

17 La leggenda del Re Pescatore


(The Fisher King)
USA, 1991
GENERE: Comm. dramm. DURATA:137′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 3
REGIA: Terry Gilliam
ATTORI: Robin Williams, Jeff Bridges, Amanda Plummer, Mercedes Ruehl, Michael Jeter

Sconvolto dalla morte violenta della moglie, un prof. di storia medievale si fa barbone alla deriva e va alla ricerca del Santo Graal tra i grattacieli di New York. L’aiuta un disc-jockey che si sente indirettamente responsabile della sua disgrazia. Storia di amicizia e di amore in cui la commedia si mescola al dramma e al melodramma, il realismo alla fantasia, il sentimentalismo alla violenza, i grattacieli e i bassifondi metropolitani ai castelli e ai cavalieri del Medioevo. Il giusto dosaggio di una materia così eterogenea, liberamente tratta dal romanzo (1986) di Anthony (Dymoke) Powell, è merito di Richard LaGravenese, sceneggiatore esordiente. Gilliam ci mette il talento visionario, l’energia narrativa e quel gusto della ridondanza che indebolisce la parte finale con un eccesso di zuccheri emotivi. Un quartetto eccellente d’interpreti tra cui la Ruehl che vinse 1 Oscar come miglior attrice non protagonista.

18 Mediterraneo


It., 1991
GENERE: Comm. DURATA: 95′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 4
REGIA: Gabriele Salvatores
ATTORI: Diego Abatantuono, Claudio Bigagli, Giuseppe Cederna, Claudio Bisio, Gigio Alberti, Vanna Barba

Avventure, amori e tribolazioni di otto soldati del Regio Esercito Italiano che nel giugno 1941 sono mandati a presidiare un’isoletta greca dell’Egeo dove rimangono sino all’inverno del 1943. Uno degli otto non tornerà. Senza ambizioni storiche, è una favola, un racconto di formazione, un apologo sull’amicizia virile, sul desiderio di fuga (è dedicato “a tutti quelli che stanno scappando”), sulle difficoltà di crescere. Chiude un’ideale trilogia sul viaggio e su una generazione, quella del regista, formata da Marrakech Express e Turné. Un bel gioco di squadra attoriale e un’accattivante mistura di buffo e patetico con molti stereotipi e qualche leziosaggine ruffiana. Girato nell’isola di Kastellorizo (Megisti in greco). Oscar per il film straniero.

19 Ombre e nebbia


(Shadows and Fog)
USA, 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 86′ FOTOGRAFIA: B/N
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 2
REGIA: Woody Allen
ATTORI: Woody Allen, Mia Farrow, John Malkovich, Madonna, Jodie Foster, Lily Tomlin, Kathy Bates, Donald Pleasence, John Cusack, Kate Nelligan, Wallace Shawn, Kurtwood Smith

In un quartiere popolare di una cittadina dell’Europa centrale negli anni ’20 l’impiegatuccio Kleinman è costretto a partecipare alla caccia a uno strangolatore in libera uscita, ma diventa il sospettato n. 1. Per salvarsi dagli isterici vigilantes che lo braccano, si fa assumere come aiutante di un mago. Non occorre sollecitare il testo per leggerlo come una parabola sull’antisemitismo, sull’identità ebrea e sulla pesante colpevolezza che per tradizione le è stata accollata. In questa stringata commedia nera con la sordina si colgono una malinconica e allarmata constatazione sulla violenza e l’intolleranza che si diffondono in Europa (di ieri e di oggi) e la convinzione che soltanto la magia dell’arte e gli illusionismi della fantasia sono le fragili armi in cui ancora si può sperare. Con Zelig e Crimini e misfatti, è il film più grave di Allen, il più civilmente impegnato. Lo splendido bianconero di Carlo Di Palma è modellato sul cinema tedesco degli anni ’20, sui film di Pabst e Jutzi più che su quelli espressionisti.

20 Il passo sospeso della cicogna


(Les pas suspendu de la cigogne)
Fr.-Gr.-Svizz.-It., 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 140′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 2
REGIA: Théo Anghelopulos
ATTORI: Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau, Gregory Karr, Dora Chrysikou

Durante un servizio sui profughi di varia nazionalità (curdi, iraniani, albanesi) che si affollano in una cittadina macedone, un giornalista TV crede di vedere in uno di loro un importante uomo politico, scomparso anni prima senza lasciare tracce. Chiamata da Atene, la moglie non lo riconosce. L’uomo scompare nel nulla. Scritta con Tonino Guerra e Petros Markaris e situata sulla frontiera in un algido dicembre (del 1999?), è una storia intesa come archetipo dei limiti che impediscono la vera comunicazione tra gli uomini. È un altro film di alta classe stilistica e di liturgica lentezza sul quale pesa un’ombra costante di estetizzante frigidità. Un film sospeso, in tutti i sensi.

21 Il pasto nudo


(Naked Lunch)
Can.-GB, 1991
GENERE: Fant. DURATA: 115′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 3
REGIA: David Cronenberg
ATTORI: Peter Weller, Judy Davis, Ian Holm, Julian Sands, Roy Scheider, Monique Mercure, Nicholas Campbell, Michael Zelniker

In preda a allucinazioni (macchine per scrivere come schifosi coleotteri pantografati; striscianti ibridati esseri sessuati; alieni dell’Interzona che secernono droga lattiginosa dai peni), un aspirante scrittore (Weller), che fa il derattizzatore a New York, uccide la moglie drogata (Davis) per sbaglio, si rifugia a Tangeri dove s’immagina coinvolto in complotti architettati da mostruosi alieni. Liberamente ispirato dal primo, infilmabile (e per molti illeggibile) romanzo (1959) di William S. Burroughs con spunti presi da altri racconti e innesti biografici dello stesso scrittore, è un film sul mestiere (pericoloso) dello scrivere, sul nesso tra scrittura e delitto, sulla paura della donna castratrice e l’omosessualità, sul viaggio nei meandri mentali sotto l’influsso della droga. D. Cronenberg ha messo in immagini il mondo delirante di Burroughs con una rappresentazione dov’è caduta ogni barriera tra finzione e realtà, mescolando, sul filo di una livida ironia, fantascienza, romanzo gotico, racconto di spionaggio, parabola grottesca, satira politica. Prodotto dall’inglese Jerry Thomas. Bella colonna musicale di Howard Shore con interventi jazzistici del trio di Ornette Coleman, funzionale fotografia di Peter Suschitzky, un’eccellente J. Davis nella doppia parte della moglie e di Joan Frost, alias Janet Bowles, sposa di Tom Frost, alias Paul Bowles (Il tè nel deserto), interpretato da I. Holm.

22 Point Break – Punto di rottura


(Point Break)
USA, 1991
GENERE: Thrill. DURATA: 122′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 2
REGIA: Kathryn Bigelow
ATTORI: Patrick Swayze, Keanu Reeves, Lori Petty, Gary Busey, John C. McGinley

Johnny Utah, agente FBI (K. Reeves), s’infiltra in una comunità di surfisti della California meridionale che praticano anche il paracadutismo acrobatico, per identificare un quartetto di rapinatori che, nascosti da maschere di presidenti degli USA, assaltano banche a tempo di primato per pagarsi i due rischiosi giochi di acqua e di aria. 4° film di K. Bigelow, fu aborrito dalla critica benpensante sia per l’improbabilità della vicenda (scritta da W. Peter Iliff) sia per i suoi risvolti parafilosofici di lirico ribellismo anarchico e rischio totale, quelli che, impersonati specialmente in Bohdi (Swayze), capo del gruppetto, attraggono l’agente infiltrato. Il fascino del film è nel modo con cui la cinepresa genera dinamismo invece di limitarsi a registrarlo e traduce in immagini (in termini spaziali) le ossessioni della lotta con l’infinito del mare e del cielo.

23 Rapsodia in agosto


(A chigatsu no kyohshikyokw)
Giap. 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 98′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 3
REGIA: Akira Kurosawa
ATTORI: Sachiko Murase, Hisashi Igawa, Narumi Kayashima, Richard Gere

In una casa di campagna vicino a Nagasaki quattro ragazzi passano le vacanze con la nonna, sopravvissuta all’attacco atomico del 1945. Dalle Hawaii arriva un loro cugino nippo-americano. Piccolo film, forse, ma non film minore: un po’ verboso e didattico, ma di una semplicità così tersa e franca nell’esporre grandi temi (la strage atomica, la memoria del dolore, il lutto) da non poter essere scambiata per semplicismo. Magici intervalli descrittivi e, nell’epilogo, un grande momento di cinema. Kurosawa aveva già affrontato il tema atomico in Se gli uccelli lo sapessero (1955) e in 2 episodi di Sogni (1990), ma, più che sulla tragedia di Nagasaki, è un film sulla vecchiaia. Da un romanzo di Kikoyo Murata. Infelice doppiaggio italiano.

24 Riff Raff – Meglio perderli che trovarli


(Riff Raff)
GB, 1991
GENERE: Comm. dramm. DURATA: 96′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 2
REGIA: Ken Loach
ATTORI: Robert Carlyle, Emer McCourt, Ricky Tomlinson, Jimmy Coleman, George Moss, David Finch

Dopo 2 film made in USA con lo stesso titolo (locuzione gergale che significa “gentaglia”, “canaglie”) – uno del 1935 e uno del ’47 – è il turno di K. Loach, regista britannico impegnato e radicale, con una storia ambientata in un cantiere edile di Londra dove lavorano bianchi e neri, giovani e anziani in condizioni di sfruttamento e di insufficienti misure di sicurezza, tra licenziamenti in tronco e prepotenze dei superiori. Un ritratto dell’Inghilterra della signora Thatcher divertente, spiccio, energico, senza retorica, con un’intensa storia d’amore e un duro, battagliero finale. Premio Felix per il miglior film europeo.

25 Il silenzio degli innocenti


(The Silence of the Lambs)
USA, 1991
GENERE: Thrill. DURATA: 118′
CRITICA: 4 PUBBLICO: 4
REGIA: Jonathan Demme
ATTORI: Jodie Foster, Anthony Hopkins, Scott Glenn, Ted Levine, Anthony Heald, Charles Napier, Roger Corman, Chris Isaak

Dal romanzo (1988) di Thomas Harris. Una giovane recluta dell’FBI (Foster) è incaricata di far visita in carcere ad Hannibal Lecter (Hopkins), psichiatra pluriomicida, per ottenere informazioni su un assassino psicopatico che ha ucciso e scuoiato cinque donne. Le ottiene, ma in cambio deve raccontargli episodi del suo passato. Epilogo mozzafiato con il veleno nella coda. Memorabile thriller che inquieta, spiazza, turba. J. Demme vi conferma il suo talento visivo, la capacità di caricare le immagini di emozioni, la sagacia nel creare tensione senza cadere nel sensazionalismo, la tendenza wellesiana all’eccesso decorativo. Il personaggio di Lecter era già apparso in Manhunter-Frammenti di un omicidio (1986) di Michael Mann. 5 Oscar: film, regia, Foster, Hopkins e Ted Tally per la sceneggiatura.

26 Il silenzio sul mare


(Ano natsu, ichiban shizukana umi)
Giap., 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 101′
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 2
REGIA: Takeshi Kitano
ATTORI: Kuroko Maki, Hiroko Oshima, Sabu Kawahara, Susumu Terajima

La vita del sordomuto Shigeru, netturbino in una città costiera, cambia il giorno in cui trova una tavola da surf abbandonata. Osservato con tenerezza da un’amichetta, diventa un esperto surfista e partecipa a una gara. Azione quasi inesistente, dialoghi rarefatti, splendide inquadrature fisse, con panoramiche minime e qualche carrello laterale a passo d’uomo, montaggio alla Bresson (curato da T. Kitano, per la prima volta non attore), è un film che sfiora l’esercizio di stile, il terrorismo della purezza. Ma nella sua staticità, fatta di silenzi, di sguardi e di attese, ricca di pathos senza patetismi, questa lenta marcia di avvicinamento alla morte cela una storia d’amore quasi eroica nella sua tenerezza, sprazzi di umorismo e più di una verità toccante sulla natura umana. Un’opera di secchezza fertile. Edizione italiana con sottotitoli. Titolo inglese A Scene at the Sea.

27 Terminator 2 – Il giorno del giudizio


(Terminator 2: Judgment Day)
USA, 1991
GENERE: Fantasc. DURATA: 136′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 5
REGIA: James Cameron
ATTORI: Arnold Schwarzenegger, Linda Hamilton, Edward Furlong, Robert Patrick, Earl Boen, Joe Morton

Nel 2039 un cyborg T-1000, ancor più sofisticato e letale del precedente, viene inviato indietro nel 1990 per eliminare il decenne John Connor, ma contemporaneamente viaggia a ritroso nel tempo un secondo cyborg col compito di proteggerlo dalle aggressioni del primo. Per correggere, nobilitandola, la meccanica pomposità narrativa di questo violento thriller d’inseguimento, Cameron ha puntato su due ingredienti supplementari, un’iniezione di ironia e una massiccia dose di moralismo mischiato al pragmatico ottimismo made in USA. Ma, costato un’enormità (95 milioni di dollari), il film, per vari motivi inferiore al precedente, conta mirabolanti effetti speciali, specialmente nelle trasformazioni del minaccioso T-1000. Incasso in USA: 205 milioni di dollari. Scritto dal regista con William Wisher. 4 Oscar: effetti sonori, suono, effetti visivi e trucco.

28 Thelma & Louise


(Thelma & Louise)
USA, 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 128′
CRITICA: 4 PUBBLICO: 4
REGIA: Ridley Scott
ATTORI: Susan Sarandon, Geena Davis, Harvey Keitel, Michael Madsen, Christopher McDonald, Stephen Tobolowsky, Brad Pitt

Da una cittadina dell’Arkansas due amiche partono in auto per un weekend lasciando volentieri a casa i rispettivi uomini. Quando Thelma (Davis), la più giovane, sta per essere violentata, Louise (Sarandon) interviene e uccide l’aggressore: la loro gita si trasforma in fuga. Braccate dalla polizia, le due fuggitive scoprono una nuova dimensione della vita e una parte sconosciuta di loro stesse. 7° film di R. Scott e uno dei suoi migliori. Il merito è anche della sceneggiatura – premiata con l’Oscar nell’anno di Il silenzio degli innocenti – di Callie Khouri che gli ha fornito una bella storia, una feconda combinazione di dramma e commedia, due personaggi vivi, un punto di vista nuovo, un discorso insolito che riprende l’anarchismo liberale del cinema di strada degli anni ’60. Con due ottime interpreti – ben doppiate da Rossella Izzo e Donatella Nicosia – è uno dei film più euforicamente femministi mai arrivati da Hollywood.

29 Toto le héros – Un eroe di fine millennio


(Toto le héros)
Belg.-Fr.-Germ., 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 90′
CRITICA: 3 PUBBLICO: 3
REGIA: Jaco Van Dormael
ATTORI: Michel Bouquet, Jo De Backer, Thomas Godet, Hugo Harold Harrison, Fabienne Loriaux, Peter Böhlke, Karim Moussati

Convinto di essere stato scambiato nella culla con un altro bambino, quindi di essere cresciuto in una famiglia non sua e di aver vissuto la vita di un altro, Thomas – chiamato con il vezzeggiativo di Toto – ospite nel 2027 di una casa di riposo, fantastica di uccidere colui che gli ha rubato la vita, Alfred, ricco e potente. Opera prima del belga Van Dormael (1957), il film è narrato con una serie di sconnessioni temporali, secondo il libero flusso dei ricordi e delle associazioni mentali di Thomas. È una storia sotto il segno della morte, ma sorvegliata dagli angeli custodi di un’allegra ironia e di un bizzarro umorismo, molto fiammingo anche nei suoi estri surreali, che le conferiscono un indubbio fascino e l’hanno reso uno dei film più premiati, ammirati e un po’ sopravvalutati del 1991.

30 L’ultima tempesta


(Prospero’s Books)
GB-Ol.-Fr.-It.-Giap., 1991
GENERE: Dramm. DURATA: 125′
CRITICA: 4 PUBBLICO: 2
REGIA: Peter Greenaway
ATTORI: John Gielgud, Isabelle Pasco, Michael Clark, Michel Blanc, Erland Josephson, Ute Lemper, Deborah Conway

Solo con la figlia (Pasco) su un’isola abitata da spiriti che con arti magiche ha messo al suo servizio, Prospero (Gielgud), spodestato duca di Milano, suscita una tempesta che fa naufragare i suoi nemici, ma con magnanimità rinuncia alla vendetta. Greenaway manipola a suo piacere La tempesta (1611-12) di Shakespeare che anche per lui è la grande tragedia rinascimentale delle illusioni perdute. Senza contare le interpolazioni sui 24 libri che raccolgono tutto lo scibile dell’epoca, nutrendo il potere magico di Prospero, il testo è ridotto a meno di un terzo. Tolto Gielgud che dà voce (quella di Gianni Musy in italiano) a tutti i personaggi, è un film senza attori recitanti, messo in scena come uno spettacolo allegorico di corte, proliferante in immagini e figure che, evocate dalle parole, si compongono, cambiano e si ricompongono. È un film meraviglioso anche nel senso di film sul meraviglioso, il più ricco e visualmente complesso di Greenaway che s’è servito della più sofisticata tecnologia giapponese per l’alta definizione elettronica. In un tripudio ridondante di arte rinascimentale che attraverso il barocco approda a un delirante rococò, ha fatto un’operazione di arte totale dove i mezzi tecnici della pellicola e del nastro elettronico assorbono musica, teatro, danza, pantomima, canto, disegno, scultura, pittura, grafica, animazione, collage, circo. Se non si accettano le regole del suo gioco (gusto per l’eccesso, dilatazione grottesca, dimensione metacinematografica, recitazione antinaturalistica, ecc.), il film si trasforma nella visita di un museo antico di cui s’è perso il catalogo.

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Altri film che erano in sala trent’anni da ricordare anche per il successo di pubblico ottenuto sono Hook – Capitan Uncino, Robin Hood – Principe dei ladri, Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, Scappo dalla città.

Mediterraneo

LEGGI ANCHE I migliori film italiani degli anni 90

Del cinema italiano del 1991 vogliamo ricordare – a parte i tre titoli in lista – questi 10 film:

La carne di Marco Ferreri,

Il portaborse di Daniele Luchetti,

Il muro di gomma di Marco Risi,

Bix di Pupi Avati,

Donne con le gonne di Francesco Nuti,

Pensavo fosse amore… invece era un calesse di Massimo Troisi,

Ultrà di Ricky Tognazzi,

Una storia semplice di Emidio Greco,

Vito e gli altri di Antonio Capuano,

Volere volare di Maurizio Nichetti

Ultrà
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