Dal 2 ottobre 2020 su Netflix è disponibile IL LEGAME, esordio di Domenico de Feudis, un horror con protagonisti Mia Maestro e Riccardo Scamarcio.
Traendo spunto dal concetto di “fascinazione” del celebre saggio di antropologia Sud e Magia di E. De Martino, Il Legame è immerso in una Puglia inedita, ricca di credenze arcaiche, dove tradizioni popolari e rituali fanno da sfondo a una vicenda sospesa tra il realismo e la magia nera. Nel cast, accanto a Riccardo Scamarcio, l’attrice argentina Mia Maestro (Frida, Alias, The Twilight Saga).
IL LEGAME TRAMA
Francesco (Riccardo Scamarcio) sta portando per la prima volta la sua compagna Emma (Mia Maestro) e Sofia (Giulia Patrignani), la figlia di lei, a conoscere sua madre Teresa (Mariella Lo Sardo) che vive in una antica villa circondata da ulivi centenari. La donna si dice sia una guaritrice, perché capace di operare riti magici sulle persone. Una notte Sofia viene punta nel sonno da una tarantola, da questo momento Emma e sua figlia assisteranno ad eventi sempre più inquietanti. Così mentre la bambina manifesta rapidamente gravi segni di malattia e possessione, Emma comincia a non fidarsi più di nessuno.
IL LEGAME RECENSIONE
Se sei un adolescente appassionato di horror al punto di cercare e divorare ogni nuovo titolo in uscita potresti trarre qualche godimento dalla visione de Il legame ma se sei un cinefilo navigato e conosci bene i classici del genere puoi anche evitare la visione, dato che il film non aggiunge nulla di nuovo né grandi spaventi ed emozioni. Molti sono i luoghi comuni e cliché dell’horror, da una porta che cigola al cane che abbaia verso qualcosa di sinistro. Il teatro della scena è poi una casa antica arredata in modo spoglio e pretestuoso, con carrozzine di 50 anni fa alla Rosemary’s baby e donne anziane inquietanti. Preda del soprannaturale è come spesso accade il più debole e indifeso, ovvero un minore, in questo caso una bambina. Oltretutto i dialoghi e la costruzione delle scene sono poco spontanei, con reazioni inverosimili dei personaggi, in particolare da parte della madre della piccola e degli “incidenti” che le capitano. Poche occasioni di suspence e di coinvolgimento nella vicenda, soprattutto nella prima parte. Suggestioni che arrivano dal citato film di Polanski ed echi di The ring, The Blair witch project, L’esorcista non danno nessuna genuinità al progetto, che avrebbe potuto averla avendo come tema centrale malocchio, superstizioni ed antiche credenze. Ma è proprio la trama che affonda le radici nel passato della famiglia di Francesco (Riccardo Scamarcio al terzo film originale Netflix dopo Lo spietato e Gli infedeli) a non avere credibilità e appeal, risultando poco convincente. Peccato per il tema e l’ambientazione sfruttati male e per Scamarcio (anche produttore), che come scrivemmo a inizio anno riguardo a Il ladro di giorni (link alla recensione) dovrebbe scegliere meglio i suoi copioni. Brava nelle scene drammatiche la piccola Giulia Patrignani e buono il make-up. L’esordiente Domenico De Feudis sembra comunque tagliato per il mestiere, avrà senz’altro nuove occasioni.
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Sui titoli di coda scorrono foto d’epoca di uomini e donne in preda al malocchio, in pratica posseduti, e sono realmente spaventose. È come se improvvisamente il contesto prendesse vita, solo che il film è finito.
Giorgio Viaro, Best Movie
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Regia di Domenico de Feudis,
scritto da Domenico de Feudis, Davide Orsini, Daniele Cosci con la consulenza di Gianluca Bernardini,
fotografia di Luca Santagostino,
montaggio di Giancarlo Fontana,
musiche originali di Massimiliano Mechelli,
scenografia di Eugenia F. Di Napoli, costumi di Marija Tosic,
prodotto da Viola Prestieri, Nicola Giuliano, Riccardo Scamarcio.
Un film Netflix
Una produzione HT Film, Indigo Film e Lebowski