Italian cinema Recensione

Gli anni più belli, Muccino generation: Si o No?

Il dodicesimo film di Gabriele Muccino in questi 22 anni (quattro sono girati in USA) è  uno dei più belli. Il tema portante del film è questo: commette errori chi la vita se la vive. Muccino è semplice e diretto, nazional-popolare ma personale, cosciente che non potrà mai essere l’Ettore Scola di C’eravamo tanto amati preso a modello. In una delle scene in cui omaggia questo capolavoro, che già citava l’inarrivabile Federico Fellini (il bagno nella fontana di Trevi de La dolce vita) fa dire agli attori “Manca solo Mastoianni”…”Ci siamo noi!”…”Ci accontentiamo”. Il regista gira il suo film generazionale (dopo i trentenni de L’ultimo bacio) questa volta raccontando, all’acqua e sapone, 40 anni di vita di quattro personaggi sullo sfondo di eventi storici, dal crollo del muro di Berlino alla nascita di un “movimento politico del cambiamento”, passando per l’11 Settembre. Nel midpoint della sceneggiatura emerge Berlusconi, nasce un figlio, si separa un’amicizia. Se vi piacciono i suoi film andate sul sicuro.

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Il cast è la cosa migliore. Pierfrancesco Favino pieno di sfumature, Kim Rossi Stuart forse il più bravo e interessante, Micaela Ramazzotti nel suo tipico personaggio femminile confuso e irrisolto (e a 40 anni più bella che mai), Claudio Santamaria di simpatica cialtronaggine ed Emma Marrone che prova a recitare tra questi grandi. L’inizio del film è la parte più debole (non per colpa degli attori che interpretano i protagonisti da giovani) perciò non giudicatelo frettolosamente ma continuate a seguirlo con leggerezza, tra una certa banalità e varie urla mucciniane arriveranno anche dei momenti toccanti ed efficaci. Come il piano sequenza che cambia gli equilibri della vita di Kim Rossi Stuart in pochi minuti, le note liriche sul tempo che passa salendo le scale piano per piano, Don’t you dei Simple Minds suonata al matrimonio, il padre che ha subito il fascino della borghesia e mostra alla figlia il seminterrato in cui ha vissuto da piccolo, il dialogo in auto tra Favino e la Ramazzotti,  semplice, vero, intenso. Chiudendo gli occhi su diverse cose simbolicamente facilone, scimmiottamenti politichesi, stereotipi caratteriali e altro (ad esempio l’uccellino sulla spalla di Kim Rossi Stuart e il personaggio di Santamaria, un artistoide mediocre che non vuole crescere con soprannome cringe) possiamo sempre ascoltare le meritevoli musiche di Nicola Piovani. Ah, ci sono anche le canzoni di Claudio Baglioni.

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Francesco Centorame, Alma Noce, Matteo De Buono, Andrea Pittorino

Probabilmente anche questo film, distribuito in circa 800 copie (ne erano state preventivate 500), sarà un successo; se A casa tutti bene, sottovalutato in generale dalla critica, fece 9 milioni e 200 mila euro, questo ne meriterebbe anche di più in confronto. Visti i  risultati di alcuni film italiani recenti, tra cui La dea Fortuna di Ferzan Ozpetek, si può ipotizzare un incasso superiore agli 8 milioni di euro. E alla lunga, se col passare degli anni sono stati “sdoganati” la commedia sexy, i cinepanettoni di Boldi & De Sica e il cinema dei Vanzina, forse è arrivato il momento, col film della sua piena maturità, di fare lo stesso per Muccino.

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